Michele Pellizzari

Michele Pellizzari - Fratelli Pellizzari

RUOLO: Titolare
SEDE: Gambellara

Michele è nato nel 1970 ad Arzignano dove vive tuttora. Dopo il diploma di ragioniere si laurea in Economia Aziendale a Ca' Foscari, Venezia, nel 1995. È sposato e padre di due ragazze, Emma e Vittoria. Lavora in azienda dal 1996 ed è amministratore delegato dal 2002. È amministratore del Consorzio MECSTORE di cui Fratelli Pellizzari fa parte, amministratore di IMMOBILIARE SEICOS srl e di THE GAME srl. È presidente di Confartigianato Arzignano. È iscritto al terzo anno del corso di laurea in ingegneria gestionale.

 

Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio:

 
"Michele da cosa iniziamo? Ci parli della tua infanzia? "

"Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia numerosa, eravamo 4 fratelli e, seppure di età differenti, ricordiamo tutti una bellissima infanzia. Abitavamo a Costo di Arzignano, di fronte allo storico magazzino edile Pellizzari che ancora oggi fa parte dell'azienda.
Ma per noi bambini, era un bellissimo parco giochi, pieno di macchinari incredibili, di oggetti misteriosi da scoprire e di tubi in plastica da assemblare per fare porte da calcio o case immaginarie.
Appena tornati da scuola si usciva con un pallone e si passavano ore ed ore a giocare nel cortile dell'azienda con i cuginetti e gli altri bambini del vicinato fino a notte, sfruttando i fari dell'azienda.

 

"E a scuola?"

Ho frequentato sia la scuola d'infanzia che le scuole elementari a Tezze di Arzignano. Tezze è un piccolo paese dove gli abitanti sono molto uniti. Sono molto legato a questo paese: i compagni delle elementari sono fantastici, siamo rimasti in contatto e qualche volta ci troviamo a far festa. A scuola ero un bravo ragazzo, un po' timido, comunque avevo ottimi voti. Ho bellissimi ricordi anche del coro della chiesa e delle rappresentazioni natalizie, io ero San Giuseppe il falegname, però biondo."

 
"Insomma, un secchione!"

"Mi piaceva leggere e studiare, però secchione no, dai. Andavo d'accordo con i compagni e si rideva un sacco. Ho anche preso qualche castigo perchè facevamo troppo casino. Insomma non ero un secchione antipatico, ma ero competitivo, non volevo prendere voti bassi. Diciamo che ero competitivo, più che secchione. Per esempio sono arrivato secondo in una gara di tabelline in quinta e me lo ricordo ancora da quanto ci sono rimasto male."

 

E dopo il mondo beato dell'infanzia?

"Diciamo che alle scuole medie, all'Istituto Motterle di Arzignano, ho dovuto imparare in fretta diverse cose in cui i miei nuovi compagni erano molto più scafati di noi che venivamo dai piccoli paesi di periferia. C'erano ragazzi della mia età che fumavano in cortile e discutevano di sesso come dei cinquantenni, altri che organizzavano facevano risse e pestaggi. Insomma è stato un brusco risveglio. Però ci sono anche gli aspetti positivi: mi sono innamorato per la prima volta di una ragazza."

 

Wow quindi avevi una fidanzatina?

"No, purtroppo, non mi sono mai confidato con lei e poi mi sono iscritto a Ragioneria e ci siamo persi di vista. Ho passato 5 anni all'istituto tecnico commerciale Marco Polo, allora si chiamava così, ad Arzignano.
Ci andavo in motorino e mi ricordo ancora il freddo alle mani e il viso ghiacciato durante l'inverno. Non c'era il casco e si andava in moto anche se nevicava. Nella famosa nevicata del 1985 ci hanno spediti a casa alla terza ora ma c'erano già diversi centimetri di neve e col motorino ho rischiato di cadere ad ogni curva. Ma era normale, tutti avevamo sperimentato almeno una caduta dal motorino."

 

Ma possiamo chiamarti Ragioniere o ti offendi?

No, non mi offendo, anzi, è stato un traguardo. Sono conscio di come i film di Paolo Villaggio abbiano rovinato per sempre la reputazione di noi poveri ragioneri. In ogni caso gli anni delle superiori sono stati difficili, lunghi e per alcuni aspetti anche pesanti ma le amicizie più forti che ho sono nate in quel periodo. Tra l'altro grazie al lavoro da ragioniere sono riuscito ad andare all'università e a pagarmi retta e affitto della camera. Certo, avrei faticato meno a superare gli esami universitari se avessi avuto la preparazione del liceo. Per questo ho spinto le mie due figlie a fare il liceo.
La scelta di fare un istituto tecnico fu dei miei genitori che spinsero per un diploma utilizzabile da subito nel mondo del lavoro. Anche perchè nessuno in famiglia pensava che mi sarei iscritto, poi, all'università. Nemmeno io.

 

"E come mai invece hai scelto andare a studiare Economia a Venezia?"

"La decisione di iscrivermi la devo ad un bravissimo professore di Economia e Diritto delle superiori che mi ha convinto a proseguire ed ha insistito sia con me che con i miei genitori. I miei genitori inizialmente non capivano l'utilità. Mio padre mi ha ripetuto più volte: "ma a cosa serve studiare fino a 30 anni" e poi "il lavoro ce l'hai già qui in azienda, che ti aspetta, a che ti serve studiare ancora?". Io ho detto "ci provo, vediamo come va".
Sono andato prima a visitare la sede di Verona, dove mi hanno liquidato velocemente con un depliant, e poi nella bellisima sede di Ca' Foscari, a Venezia dove mi sono perso 3 o 4 volte prima di trovare la sede. In segreteria sono stati gentili, la città era bellissima, la sede dell'università era pazzesca, piena di studenti... insomma ho deciso di iscrivermi a Venezia.

 

"I tuoi quindi volevano che andassi a lavorare?"

"Mio padre è un uomo all'antica, è nato quando la seconda guerra mondiale era ancora in corso. Ha un carattere che si è forgiato in quegli anni difficili e difficilmente scende a patti. Ci ha trasmesso alcuni principi, pochi ma estremente chiari e che abbiamo metabolizzato soprattutto grazie al suo esempio. Uno di questi è l'importanza del lavoro per qualsiasi persona. Il lavoro ti plasma, ti educa, ti permette di crescere e una persona che non lavora è sicuramente uno sbandato. Questo per lui è il primo comandamento e non passava giorno senza che ce lo facesse capire.
Ed il secondo è che quando si fa qualsiasi lavoro, anche semplicemente spazzare un pavimento, lo si deve fare al meglio perchè solo chi si impegna a fondo nel proprio lavoro poi va a riposarsi soddisfatto e felice.
Insomma non è stato facile convincerli. Ma mi dissero che per andare all'Università dovevo prima trovarmi un lavoro e rendermi utile. "

 

"E quindi sei riuscito a lavorare e contemporaneamente a studiare"

Si, si. Stavo per tre notti alla settimana in un collegio di Salesiani a Venezia ed il resto della settimana tornavo a casa e mi dedicavo a tenere la contabilità per una impresa di costruzioni. E dovevo trovare il tempo anche per studiare.
Ricordo che prendevo 350.000 lire al mese per questo lavoretto. Spendevo circa 250.000 per la camera. Il resto dovevo farlo bastare per le altre spese. Per fortuna la retta universitaria, in quegli anni, era molto più bassa di adesso. Non rimaneva molto ma qualcosa riuscivo anche a risparmiare e, soprattutto, avevo la soddisfazione di non pesare sulla famiglia. Mi sono laureato nel 1995 in Economia Aziendale, uno dei giorni più belli della mia vita. Sono andato fuori corso solo di qualche mese per scrivere la tesi."

 

"Qual è stato l'argomento della tesi"

"Ho analizzato le differenze tra il distretto ceramico di Sassuolo e quello di Castellon de la plana, in Spagna. Ho analizzato metodi produttivi, tipologie di prodotti, differenze nei costi, velocità nell'adottare innovazioni, design. Questa tesi mi ha permesso di visitare molte aziende e di comprendere a fondo come funziona l'industria della produzione di piastrelle di ceramica, non solo in Italia."

 

"Ma qui si dice che hai intenzione di prendere una seconda laurea, è vero?"

"Non so se ce la farò ad arrivare in fondo, speriamo. Tutto è iniziato nel periodo iniziale del covid: avendo tempo libero, sono stato colto da un raptus di follia, come dice, rimproverandomi, mia moglie.
Mi piace da sempre la matematica e stavo facendo esercizi assieme a mia figlia più grande, in quel momento in quarta liceo. Lei aveva già deciso di fare ingegneria e si stava preparando per il TOLC,  l'esame di ammissione.
Insomma non ci ho pensato molto e mi sono iscritto ad Ingegneria Gestionale e durante il periodo di lock-down ho iniziato a studiare per Analisi I. Le mie stesse figlie ridevano di me ma sono a due soli esami dalla conclusione del corso di laurea triennale. Chiaramente, per poter conciliare studio e lavoro ho scelto una università on-line. I miei esami sono molto ma molto più facili di quelli che deve sostenere mia figlia che frequenta ingegneria a Padova".

 

"Torniamo a Venezia: sappiamo che hai una vera e propria passione per questa città"

"Ho trascorso anni bellissimi a Venezia e questa città a poco a poco ti entra nel cuore, con la sua storia, i meravigliosi edifici, i capolavori dell'arte. Impossibile non innamorarsi perdutamente. Mi sono appassionato alla storia ed ho iniziato a voler capire di più sull'architettura. A questa passione mi dedico nel tempo libero curando un Blog dedicato a Venezia.
Chi mi conosce bene sa che non deve toccare questo argomento perchè finisco per parlarne per ore e diventare noioso..."

 

"Come sei riuscito a conciliare lo studio universitario con il lavoro?"

"Come dicevo durante gli anni di studio all'università a Venezia lavoravo per una impresa immobiliare dove inizialmente tenevo semplicemente la contabilità: la cosa richiedeva un giorno o due di lavoro alla settimana, tranne in alcuni periodi particolari in cui l'impegno era superiore.
Riuscivo a conciliare le due cose abbastanza bene, anzi, ero avvantaggiato rispetto ad altri studenti perchè potevo studiare la teoria e poi trovare riscontro concreto nella realtà. Con il tempo e l'esperienza ho iniziato ad occuparmi anche di aspetti legali, finanziari e, una volta conclusa l'università, anche di gestione del cantiere. Il mondo delle costruzioni è affascinante e veder crescere un edificio ti regala una soddisfazione incredibile. "

 

"Ci dicono che hai fatto anche il giornalista, è vero?"

"Si, ho avuto la fortuna di fare il giornalista e purtroppo ho dovuto poi lasciare.
Casualmente, grazie ad amici comuni, ho conosciuto un giornalista professionista che scriveva per una rivista tecnica appartenente al gruppo editoriale Tecniche Nuove. Abbiamo parlato di costruzioni e di edilizia e mi ha proposto di provare a scrivere un paio di articoli che ha sottoposto alla redazione.
Da questi primi due articoli iniziali, approvati e pubblicati, ne sono seguiti altri. In totale ho scritto 25 articoli alcuni prima ed altri dopo essermi laureato, tutti pubblicati sulla rivista. Erano articoli tecnici, molti dei quali centrati sul mondo dei pavimenti: normative, tecniche di posa, problematiche... Mi piaceva un sacco quel lavoro ed era fantastico frequentare la sede a Milano della rivista, ma nel più bello ho dovuto smettere. Provo ancora dispiacere a pensarci, anche se, quando ho tempo per farlo, ho ricominciato a scrivere qualche articolo tecnico per il nostro sito internet aziendale."

 

"Perchè hai smesso?"

"Nel 1996, un anno dopo la mia laurea, ho dovuto abbandonare questo lavoro perchè è successo un evento che ha sconvolto i programmi di tutta la famiglia: la divisione societaria tra il papà e lo zio.
Questo evento è stato un trauma per tutti e ha segnato la fine di un epoca e l'inizio di un'altra per la nostra famiglia. Quella data è diventata uno spartiacque tra una vita serena e tranquilla ed il periodo estremamente duro che è seguito.
Tuttora, a distanza di oltre 25 anni, la reputo una decisione assurda e totalmente sbagliata sia dal punto di vista umano che economico che aziendale. Si sarebbero potute e dovute cercare soluzioni differenti, si potevano risolvere malintesi e gestire le differenti visioni rimanendo comunque uniti ma non ci siamo riusciti. Ed è stata una sconfitta per entrambi.
So benissimo che è piuttosto normale che questi episodi accadano nelle aziende famigliari ma questo evento ha creato una ferita profonda nelle due famiglie".

 

"Dicevi che in seguito a questo evento hai lasciato il lavoro di giornalista".

"Si, quanto accaduto mi ha costretto a farlo ed è stato uno dei giorni più tristi della mia vita. Ma ho dovuto mollare quello ed anche il lavoro di contabile per affiancare mio papà in quella che è stata una sorta di ricostruzione dell'azienda, nel tentativo di sopravvivere alla divisione.
Ci siamo trovati improvvisamente, da un giorno all'altro, senza un ufficio amministrativo e senza un ufficio commerciale in una filiale "scollegata" dalla sede principale. E con debito fiscale mostruoso: abbiamo dovuto ipotecare tutto per riuscire a pagarlo.
Mi sono trovato a dover assumere, formare e organizzare il personale amministrativo e quello commerciale.
A dirla tutta abbiamo proprio dovuto costruirlo fisicamente l'ufficio dal momento che non c'era. Quindi siamo partiti dai muri e poi abbiamo assunto il personale. Nella sede secondaria di Costo di Arzignano, infatti, c'era solo un capannone, con un minuscolo ufficio in lamiera con un terminale (scollegato il giorno della divisione) per fare le bolle e gli scontrini.
Insomma siamo ripartiti da zero e pieni di debiti.

 

"In quel momento esisteva già anche il punto vendita di Gambellara?"

"C'era un immobile industriale in corso di costruzione e l'accordo trovato per la divisione prevedeva che questo immobile grezzo toccasse a mio padre. Era un capannone con solamente i pilastri, le pareti ed il tetto in una zona industriale nuova, in mezzo al nulla.
(ndr ora sono sorti molti altri capannoni tutto attorno).
Mio padre e mio zio avevano deciso di costruire questo immobile sia per ampliare l'azienda che per sfruttare la legge Tremonti che agevolava gli investimenti con un bonus importante. Poi i lavori si sono fermati perchè, appunto, c'erano visioni differenti sul futuro dell'azienda. 
Ma la legge imponeva che l'immobile doveva essere ultimato e che non potesse essere venduto, pena la restituzione dei bonus fiscali. Non avevamo molta scelta per cui una volta definito che sarebbe toccato a mio padre, spinti da questo obbligo, lo abbiamo ultimato."

 

"Ed è l'immobile nel quale ci troviamo giusto?"

"Si, anche se ci sono state modifiche ed ampliamenti negli anni. Dopo aver ultimato show room e magazzino piastrelle abbiamo ampliato il magazzino dedicando una parte alla vendita di materiale termoidraulico. Quindi abbiamo un capannone confinante che abbiamo collegato e destinato a laboratorio di lavorazione del grès e poi un secondo capannone che abbiamo destinato a ferramenta e vendita di materiali edili.
Il primo nucleo, comunque, è stato ultimato ed inaugurato nel 1997, dopo un anno dalla divisione.
Te l'avevo detto che noi misuriamo tutto in base a quella data, che fa da spartiacque tra il prima ed il dopo."

 

"Insomma gli anni 1996 e 1997 sono stati anni difficili"

"Si, molto difficili, non solo lavorativamente ma anche emotivamente. Un altro dei giorni più brutti della mia vita è stato quando ho visto mio padre piangere, una sera, dopo l'ennesimo litigio con suo fratello. Prima erano molto uniti, c'era un rapporto importante tra loro due, erano davverto fratelli.
C'era fiducia, rispetto, stima, insomma si volevano bene e praticamente vivevano in simbiosi. Quando il rapporto si è rotto mio padre ha sofferto tantissimo e ancora soffre.
Il lavoro, però, è un ottima droga. Ci siamo buttati a capofitto sul lavoro anche per evitare cattivi pensieri. 
Sono stato fortunato perchè eravamo una bellissima squadra, dei collaboratori giovanissimi ma davvero in gamba, dei super-eroi grazie ai quali un po' alla volta abbiamo costruito tutto quello che vedi. Ci eravamo anche dati un soprannome: "il nucleo duro" (ride)"

 

Il team Pellizzari di Gambellara
Alcuni dei componenti del primo "nucleo duro" della Pellizzari nel 1997

 

"Tu, Michele, nel frattempo eri fidanzato?"

"Si, avevo conosciuto Elisa qualche anno prima, all'università, anche lei frequentava Economia a Venezia ed era di Arzignano. Venezia è stata uno sfondo perfetto e prezioso per trasformare due conoscenti in un due innamorati.
Dal 1996 in poi è stato difficile anche per lei: eravamo abituati ad avere il week end libero, abbiamo fatto viaggi in giro per il mondo e potevo dedicarle più tempo.
Poi con gli impegni nell'azienda di famiglia le cose sono cambiate radicalmente, soprattutto a causa degli orari del negozio che comprendevano l'intera giornata del sabato. Lei un po' alla volta si è rassegnata ad una vita diversa, d'altronde non avevo alternative..."

 

"Come andavano, in quei primi anni, gli affari?"

"La Fratelli Pellizzari, dopo la divisione del 1996, fatturava poco meno di un milione di euro, risultato che non permetteva di coprire i costi, senza contare gli oneri fiscali della divisione che, seppure ripartiti grazie ad un mutuo ipotecario su diversi anni, pesavano come un macigno sui nostri bilanci.
A rendere più complicate le cose si aggiungevano i debiti per ultimare l'immobile di Gambellara. Non dormivo molto la notte ed ero arrivato a pesare meno di 65 kg. Sono stati anni duri, non si vedeva la fine del tunnel, ma bisognava sorridere ai clienti e continuare a lavorare. Eravamo aperti sempre, dal lunedi mattina al sabato sera, si lavorava ad orario continuato e si pranzava con un pacchetto di cracker in ufficio".
 

 

"Quando avete iniziato a vedere la fine del tunnel?"

"Gli anni dal 2001 al 2010 hanno rappresentato la svolta. Il lavoro andava bene ed i debiti finalmente iniziavano a calare. Molti giorni felici si susseguono in quegli anni: il primo è il giorno in cui ho sposato Elisa, a Tezze di Arzignano, nel 2001. 
Poi quando, durante una nevicata, nasce Emma nel 2004 e quindi la mia piccola Vittoria nel 2008.
Anche sul lavoro le cose vanno bene: nel 2008 in famiglia si festeggia l'estinzione del leasing sull'immobile di Gambellara e si decide di ampliare la sede di Gambellara acquistando un nuovo immobile (che darà origine ad un nuovo leasing) destinato a diventare ferramenta e deposito di materiali edili.
Decisione di cui ci pentiremo amaramente qualche anno dopo, ma di cui oggi siamo contenti."

 

pellizzari michele, arzignano
Michele con Elisa e le figlie Emma e Vittoria, nel 2013 a Venezia

 

"Perchè ve ne siete inizialmente pentiti?"

"Ci siamo pentiti quasi subito perchè dopo pochi mesi è arrivata la crisi Lehman. Eppure in quel momento non c'erano nubi all'orizzonte: l'edilizia cresceva a ritmi importanti e le banche italiane continuavano a finanziare allegramente anche fino al 110% del valore dell'immobile. Forse ti ricordi che lo scrivevano addirittura nero su bianco in grandi manifesti: tu ci metti solo la porta blindata ed il resto della casa te lo finanziamo noi.
Dagli Stati Uniti iniziarono ad arrivare notizie di crisi e fallimenti di banche. Quando a fallire fu la Lehman Brothers, qualcuno iniziò a dire che ci sarebbero state ripercussioni anche in Europa. Sembrava impossibile ed invece..."

 

"L'edilizia in quel periodo era ferma. Voi come avete fatto a sopravvivere?"

"La crisi dei mutui subprime è arrivata come un uragano su un mercato edile che era fin troppo florido ed in piena bolla speculativa. Anche la Fratelli Pellizzari si è ritrovata  con diversi clienti, soprattutto imprese edili ed artigiani, improvvisamente insolventi. Spesso si tratta di aziende capitalizzate, con cantieri importanti, ma che non riuscirono a vendere più nulla. E non riuscivano a procurarsi la liquiditè che serviva loro per sopravvivere. Iniziarono i fallimenti che travolsero prima le grandi imprese edili e poi, di conseguenza, anche piccoli artigiani in una frana che sembrava non finire mai.
Per fortuna, nel corso degli anni, la Fratelli Pellizzari si è rivolta non solo ad imprese e ad artigiani ma anche a privati, a famiglie. Per fortuna avevamo iniziato a dedicarci anche a piccoli interventi, più che ai grandi cantieri.
Con la crisi dei mutui questa scelta si è rivelata vincente, anzi si è rivelata vitale, perchè ci ha permesso di passare attraverso la crisi con qualche costola rotta ma senza danni irreparabili.

 

"Ma prima o poi tutte le crisi finiscono..."

"Si. Anche se questa è durata tantissimo. Ma un po' alla volta si torna alla normalità e poi si inizia a correre. Nel 2019 e all'inizio del 2020 non riuscivamo a star dietro agli ordini, avevamo molte più richieste di quelle che riuscivamo a soddisfare. Tutto sembrava andare per il meglio e nessuno poteva prevedere quello che sarebbe accaduto nel mese di marzo del 2020."
 

 

"Ti riferisci al Covid"

"Si, esatto.
A marzo del 2020, quando le aziende sono state obbligate a chiudere non riuscivamo a crederci perchè avevamo lavori da ultimare, altri urgenti da iniziare. Ma una volta capita la gravità di quanto stava accadendo i problemi lavorativi sono passati in secondo piano.
Quando abbiamo potuto riaprire -  la Fratelli Pellizzari ha potuto riprendere a lavorare per alcuni settori in cui l'apertura era considerata strategica - abbiamo imparato a lavorare da remoto.
I clienti continuavano a contattarci ed abbiamo continuato ad accumulare richieste che avremmo soddisfatto non appena sarebbe stato possibile".

 

"Ma anche la crisi da Covid ad un certo punto finisce..."

"Si, e la fine del Covid la ricordo come un periodo quasi isterico: sembrava che tutti fossero impazziti. L'economia cresceva a doppia cifra e come se non bastasse vengono introdotti bonus edilizi come il bonus 110% e la possibilità di scontare direttamente in fattura l'agevolazione. 
Non si trovavano i materiali, scarseggiava tutto, caldaie, condizionatori, isolanti, addirittura la colla per le piastrelle. Abbiamo fatto arrabbiare più di un cliente: lavorare era davvero impossibile". 
 

"E oggi come va?"

"La situazione post-covid è ormai un ricordo. Le cose si sono stabilizzate e, come era prevedibile, si è passati dall'euforia alla calma. I tempi di consegna sono tornati ad essere rispettati, i prezzi si stanno normalizzando ed anche le tempistiche dei cantieri stanno tornando alla normalità".
I mesi che verranno sembrano essere densi di nubi, probabilmente ci aspetta un'altra crisi ma ne abbiamo viste tante venire ed andarsene: dopo la pioggia viene sempre il sole!"

 


 

 

Michele in azione

Se vuoi vederlo in azione, qui c'è un [video] in cui intervista un cliente al termine dei lavori:

Michele intervista Fabrizio Amoroso

 

 

Ed ora po' di "aforismi del capo"...

 

"La porta del mio ufficio è sempre aperta"

Michele è quasi sempre nel punto vendita di Gambellara, che ha contribuito a far nascere e sviluppare. Con i collaboratori non è certo un capo autoritario, anzi è molto disponibile e collaborativo e non lo scriviamo per piaggeria. Vuole che ci sia condivisione di informazioni e vuole sapere per primo i problemi (anche se qualche volta tentiamo di risolverli senza di lui). 
Come dice lui stesso: "l'importante è risolvere i problemi, non trovare il colpevole".

Un'altra delle sue frasi è anche:  "la porta del mio ufficio è sempre aperta". 

 

pellizzari michele gambellara Vicenza


"Nessuno può permettersi il lusso di non studiare"

Incontri di formazione

Tiene molto alla formazione al punto da gestire lui personalmente gli incontri di formazione con i collaboratori solitamente il martedì alle 14,30. D'altronde è il nostro professore...Alcune sue frasi, con cui ci terrorizza, sono "siete giovani ma se non studiate siete già vecchi" oppure "tra dieci anni, se non vi aggiornate sarete dinosauri". 

 
La biblioteca di settore

Continua a comprare libri per la nostra biblioteca aziendale (ebbene sì, abbiamo anche quella). Gli argomenti? architettura di interni, architettura di giardini, bioarchitettura, progettazione di bagni, di piscine, di pavimenti esterni...
 


"Un cliente informato sarà più contento"

Questa è un'altra frase che sentiamo dire spesso ed effettivamente vale in molti campi: per godere appieno di un museo è necessario conoscere l'arte, così come ci si gusta meglio un concerto se si conoscono le canzoni o una opera lirica se si legge prima il testo sul libretto.

L'altro lato della medaglia è che se ad un cliente NON viene spiegato bene un argomento questo potrebbe causare insoddisfazioni o false attese.

Michele dice che con la sincerità e fornendo le giuste informazioni e dicendo verità anche spiacevoli magari "possiamo perdere delle vendite ma acquisteremo dei clienti". Per questo abbiamo messo a disposizione la sezione academy oltre a dare una serie di informazioni sul sito.

 

"Dobbiamo imparare dai giapponesi"

Michele ci racconta, ogni tanto, che il viaggio in Giappone è stata una folgorazione: la civiltà, l'educazione, l'ordine ed il rispetto che si respirano ovunque in Giappone sono di ispirazione.
Dopo la visita ha scritto un articolo molto bello sui giardini giapponesi e sui suggestivi percorsi in pietra che li attraversano:  

I percorsi nei giardini giapponesi

 

 

 

 

Di che cosa si occupa alla Pellizzari:

  • Finanza: rapporti con le banche, analisi dei flussi, gestione liquidità, acquisizione finanziamenti
  • Fisco: rapporti con commercialista, esame periodico bilancio, delle normative, agevolazioni e problematiche fiscali
  • Personale: organizzazione, colloqui assunzione, gestione problematiche, buste paga
  • Legale: gestione stragiudiziale e giudiziale delle pratiche, incontri e sopralluoghi in caso di contestazioni, assicurazione del credito
  • Pagamenti: autorizzazione di tutti i pagamenti in uscita (bonifici e riba)
  • Fidi: analisi e assegnazione del fido ad aziende clienti, monitoraggio pagamenti e revisione fidi
  • Incassi: analisi mensile degli incagli, attivazione procedure di incasso giudiziale, blocco clienti, autorizzazione perdite su crediti
  • Fornitori: accordi con fornitori abituali per condizioni di fornitura, sconti, premi, pagamenti; acquisto da fornitori occasionali
  • Vendite: affiancamento a colleghi per cantieri importanti, supporto ai colleghi su casistiche complesse
  • Marketing: stesura del piano strategico e coordinamento con i colleghi per le attività web, social, video, pubblicità
  • Informatica: rapporto con il responsabile IT (esterno) dell'azienda, acquisto software, hardware, modifiche e nuove implementazioni
  • Sicurezza: fino al 2020 responsabile sicurezza interno dell'azienda, oggi in affiancamento al responsabile esterno.
  • Corrispondenza: gestione mail PEC aziendale e della corrispondenza cartacea.
Telefono
0444 649038

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